testo: Bruno Borello
musiche e arrangiamenti : Roccaforte
anno: scritta nel ottobre 2013

Il testo e la musica di questo brano sono protetti e depositati

La leggenda della ragazza con le ali

Conquistatori mercenari
Non lasciano nulla sul passaggio
Paura negli occhi sanguinari
Il loro unico rifugio è nel coraggio
La fuga è più sicura in cima al monte
fra la muraglia del gran monastero
Ma uomini e monaci alla morte
Le donne violentate nel mistero
Alda fugge in alto nel torrione
Con lei paura, auspici e preghiere
Ormai con intenzioni di un Tifone
I soldati già si specchian nelle sue sfere
“La mia anima l’affido alla fede
Mai sarò schiava di questa furia”
Veloce lo scatto del piede
nel vuoto, per fuggire all’ingiuria
Ma arrivan dal cielo due angeli, a guidarla nel volo
La tengono per mano e l’accompagnano
Stupita si lascia portare, non ha alcun timore
E come una piuma sul suolo si poggia

Paura non vi è più ed è serena
Racconta un po’ a tutti la sua impresa
Ma femmina e si sa , è la vanità
Nessun le crede e vien in sua difesa
Come sfidar sia loro che la sorte
La sua superbia la fa da padrona
Davanti alla gente e alla corte
Un nuovo volo per prender la corona
“La mia anima l’affido alla fede
lo scettro mi porterà fama”
e lesto lo scatto del piede
nel vuoto, per tessere la trama
Le braccia protese aspettando, l’aiuto divino
Ma il volo prosegue, stavolta, nel vuoto
Nessuna salvezza dal cielo, non ne resta nulla
Se non la leggenda della Bell’Alda


Quella della Bell’Alda è forse la leggenda più nota della valle di Susa. La fama di questa storia popolare è molto poetica ed in più è legata al monumento principe di questa zona, la Sacra di S.Michele. Non si sa con precisione a quale periodo storico si può far risalire la narrazione. Fatto sta che si parla di un momento storico in cui la valle era percorsa da mercenari e conquistatori dediti ad ogni sorta di razzia e di torbida azione per cui la gente, terrorizzata, si rifugiava lassù alla Sacra, che era diventata come un fortino. Durante una di queste incursioni un gruppo considerevole di valligiani era scappato sul Pirchiriano: uomini, donne, bambini speravano di trovare nel monastero la protezione per sottrarsi alla furia dei soldati. Fra di loro c’era anche una giovane bellissima di nome Alda che, proprio per la sua prestanza fisica, era chiamata Bell’Alda. Dopo aver saccheggiato le case a valle i soldati si misero sulle tracce dei fuggiaschi e ben presto salirono al monastero. Qui rubarono tutto il possibile, uccisero i monaci e gli sfollati, non prima però, di aver oltraggiato le donne. Solo Alda riuscì a sottrarsi rifugiandosi in un torrione (che ancora oggi porta il suo nome e di cui restano solo più i ruderi). Qui la giovane si mise a pregare intensamente la Madonna e quando i soldati la raggiunsero raccomandò la sua anima alla Vergine e si buttò nel vuoto piuttosto di finire tra le grinfie di quelle furie umane. La sua fede così viva la salvò: la Madonna mandò in suo soccorso due angeli che discesi dal cielo la presero per mano e l’accompagnarono nel volo depositandola dolcemente a terra.Qualcuno dice che la vanità è femmina e per la Bell’Alda mai proverbio fu più azzeccato. Infatti, quando finirono le scorrerie, passata la paura e tornata la serenità, Alda andò in giro a pavoneggiarsi della sua impresa, ma nessuno dei paesani volle crederle. Allora Alda si infuriò per tanta incredulità e sfidò tutti riproponendo il salto nel vuoto. Ma questa volta la sua superbia fu punita e quando, davanti ai paesani sgomenti, si lanciò dal torrione si sfracellò sulle rocce sottostanti. Di lei non rimase nulla tanto che un detto piemontese recita «’l toc pi gross a l’è l’ouria» ovvero «il pezzo più grosso è l’orecchio».